Gli alberi che fanno bene: nascono le stazioni di terapia forestale

di Lucia Conte

Gli alberi che fanno bene: nascono le stazioni di terapia forestale

Immergersi nelle foreste, considerate centri di aromaterapia naturale, terapeutiche per la salute fisica e soprattutto mentale.

La natura cura e aiuta. Trascorrere qualche giorno in una foresta, lontano dal caos e dall’inquinamento della città, riduce lo stress e fa stare meglio, psicologicamente e fisicamente. Da queste considerazioni nasce la Terapia Forestale. In Giappone viene seguita già da diversi anni e prende il nome di Shinrin-yoku (“immersione nella foresta”). È nata negli anni Ottanta quando alcuni scienziati giapponesi hanno scoperto il suo potere terapeutico sull’umore e sulla funzione immunitaria. Oggi è diffusa in tutto il mondo e si sta sviluppando anche in Italia presentandosi come una medicina complementare per i suoi effetti positivi sulla diminuzione dell’80% di ansia, stress e ostilità, capace di svolgere una disintossicazione fisica e mentale grazie alle sostanze rilasciate dagli alberi.nullBosco del respiro, Treviso, Ph. Francesco Meneguzzo

Per iniziativa del Club Alpino Italiano e l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con la collaborazione scientifica del Centro di Riferimento Regionale in Fitoterapia, è nato Terapia Forestale, il primo libro dedicato a questa medicina naturale curato da Federica Zabini e Francesco Meneguzzo. Un volume che offre un quadro di riferimento scientifico delle evidenze raccolte in tutto il mondo sui benefici offerti dalla frequentazione dei boschi. «Per ottenere dei benefici bisogna camminare in foreste in cui la concentrazione di sostanze benefiche immesse nell’aria dalle piante sia alta. Foreste miste, luminose, con presenza di acque correnti e rifugi che diano sicurezza e offrano dei servizi. Nel semestre caldo scegliere le prime ore del mattino e del primo pomeriggio per l’immersione nelle foreste, mentre nel semestre freddo occorrono esposizioni più lunghe. È importante poi essere guidati da esperti che seguano protocolli di mindfulness per un effetto aggiuntivo – spiega Francesco Meneguzzo – Sappiamo che almeno due ore in una foresta hanno un beneficio sulla psiche di una settimana mentre un week end può dare benefici sulla salute mentale e sulle difese immunitarie anche per un mese».La copertina del volume “Terapia forestale”

Ecco allora che il CAI, insieme al CNR e al CERFIT hanno già pianificato la qualificazione di numerosi rifugi e sentieri ad essi attestati, quali Stazioni di Terapia Forestale, e organizzano dei week end immersivi, o sessioni di qualche ora, nel verde rigenerante delle foreste, sia sugli Appennini che sulle Alpi. Qualche esempio? Il Bosco del Sorriso a Bielmonte, nel cuore dell’Oasi Zegna, propone un cammino esperienziale tra abeti, faggi e le betulle. Oppure il Monte Duro, dominato dal raro Pino silvestre, straordinario generatore di sostanze benefiche. E ancora: il bosco di Fai della Paganella dove è nato il Parco del Respiro, all’interno di una splendida faggeta. Un’oasi naturale terapeutica per il benessere.Ph. Luca Bravo, Lago di Braies, via Unsplash