«Uno stato dell’anima». Il nuovo lusso del viaggio. Parola di Serge Dive

Breathtaking Views Await You at the End of the World at Chilean Patagonia

«Il turismo deve ripartire dalla vita reale».

Lo sostiene Serge Dive, fondatore di Beyond Luxury Media società media che organizza in tutto il mondo le fiere del turismo più esclusive a partire da Pure Life Experience a Marrakech fino a We are Africa, e a Le Miami appuntamenti per gli operatori di turismo di lusso in tutto il mondo, e in ogni continente.

È stato il pioniere del turismo esperienziale e qui ci racconta il suo concetto di viaggio (e come si vive il mondo con rispetto)

Anticipatore di nuovi modi di vivere il viaggio, Dive è un antesignano sostenitore del turismo esperienziale: «I viaggi amplificano le sensazioni e ci danno la possibilità di riconnetterci con la natura, le persone, il cibo, l’arte, in poche parole con l’essenza della vita. Soprattutto chi vive in città ha bisogno di un tuffo nella vita vera. Per sperimentare l’autentico non è obbligatorio allontanarsi ore di volo da dove si vive. Anche a pochi chilometri da casa si possono provare nuovi stimoli, scoprire, imparare. Basta porsi in un modo nuovo anche di fronte alle stesse cose».

Che cos’è il lusso nel viaggio?
«Oggi il lusso è la declinazione del tempo e dello spazio a disposizione, del silenzio e dell’essere disconnessi (dalla rete), rilassati, in grado di percepire il mondo reale intorno a noi. A volte basta soffermarsi ad ascoltare il moto perpetuo delle onde o guardare lontano verso l’orizzonte per connetterci con la vita».

Sa di molto costoso…
«No, non bisogna per forza camminare in un deserto lontano o su un ghiacciaio dell’Antartide, anche se aiuta. Il lusso non sta più nello status symbol di un orologio costoso, è uno stato dell’anima che ognuno raggiunge in modo autonomo. Per esempio, nessuno si stancherà mai di vivere avventure nella natura, perché la natura aiuta a sentirsi vivi e mette in moto tutti i sensi. Questo approccio a una vita più autentica passa anche per la scampagnata fuori porta, senza mai dimenticare il rispetto dell’ambiente,  tutti dobbiamo e possiamo collaborare e partecipare a salvare il nostro pianeta».

Eppure viaggiare ha un forte impatto sull’ambiente. Inquiniamo per muoverci, entriamo nelle foreste intatte, siamo «corresponsabili» della costruzione di hotel su isole incontaminate, ci aspettiamo una «continental breakfast» nel mezzo di un deserto…(oltre ad avere un forte impatto non sempre positivo anche sulle culture)
«Spesso si crede che il lusso sia basato  sul consumismo dell’eccesso, ma parlando di turismo  il più grande pericolo  non viene dal turismo di  lusso , ma da quello di massa.  Un piccolo gruppo ha un minor impatto sull’ambiente, cosa è meglio  10.000 persone che pagano 100€ o 10o persone che pagano 10.000 €?  Un buon esempio è il Botswana, considerato una destinazione di lusso e la prima ad aver cercato di imporre al turismo un impatto  minimo sull’ambiente con  una grande attenzione nel preservare la natura e nella redistribuzione del reddito tra le comunità locali . Buona parte di quelli che lavorano nel turismo sono autoctoni. Il risultato è che chi visita il Paese riparte con un chiaro concetto del valore della conservazione. Il turismo di lusso forse può essere uno strumento per cambiare l’approccio del viaggiare».

Non ritieni che se rispettassimo il mondo in alcuni posti proprio non dovremmo andarci? In Antartide per esempio, o in qualsiasi area che vive ancora in modo tradizionale?
«Il punto non è solo se ci sono dei luoghi dove non dovremmo andare , ma ci sono dei luoghi dove l’impatto dovrebbe essere  maggiormente monitorato, come le famose spiagge tailandese dove ogni giorno  vanno migliaia di persone distruggendo l’habitat naturale. Certo alcuni luoghi hanno bisogno di meno gente per mantenere l’integrità, poiché la presenza umana altera l’ecosistema. Basta pensare  alle tombe  nella valle dei Re, in Egitto, con accesso limitato perchè il respiro umano altera le pitture sui muri, per questo le visite quotidiane sono contingentate. La ragione è preservare questo tesoro. Penso che ci dovrebbero essere aree completamente protette, senza nessuna presenza umana e questo richiede molto più attenzione anche contro il bracconaggio e lo sfruttamento da parte di gente chi vorrebbe approfittarsi di queste oasi. Se la gente vuole  visitare  questi luoghi dovrebbe pagare. Dovrebbero esserci più Sanctaury, dove la gente paga per entrare e altri preclusi al pubblico».

Come fa il lusso estremo nei viaggi a combinarsi con il rispetto delle culture e dei luoghi?
«Per quanto riguarda il rispetto delle culture dovrebbero essere loro a decidere non noi ad imporci e alterare le vite delle comunità. In realtà credo che metà mondo dovrebbe essere Riserva Naturale per preservare il pianeta. Ci dovrebbero essere dei luoghi fortemente protetti come sanctuary senza nessuna presenza umana e pre-sanctuary, come il modello delle Galapagos, dove la red line delle cose che non si possono fare per non alterare l’ecosistema è molto chiaro e i turisti si impegnano a rispettarla. Ci dovrebbero essere tre livelli: luoghi per turismo di massa, luoghi per ristretti numeri e altri luoghi dove non si dovrebbe proprio andare. Il lusso estremo sta collassandando, non si tratta più di materialismo ma di nuove forme di turismo molto rispettose dell’ambiente, delle culture e dei luoghi e più in generale delle esperienze . Esistono delle grandi area dedite alla conservazione dove si paga un prezzo alto per fare dei safari. Questo succede anche in zone d’Africa totalmente integre. I soldi possono aiutare e proteggere le comunità locali. Il nuovo turismo di lusso è uno stato dell’anima, impegnato non solo nel fare esperienze autentiche ma anche a lasciare denaro perché tutto sia preservato e rimanga intatto nel tempo.