Dossier – Influenza, due milioni di contagi: Come affrontarla ed evitare le complicazioni

di Sara Turrini

In aumento i casi con un picco di accessi al Pronto soccorso per complicanze che colpiscono soprattutto gli anziani. Ultimi giorni per vaccinarsi. Ecco tutto quello che c’è da sapere per tenere a bada i virus

I VIRUS dell’influenza stanno scaldando i motori come dimostra l’impennata dei casi che si sta verificando in questi primi giorni del nuovo anno. Complice anche la ripresa della scuola e delle varie attività ‘sociali’ (dal lavoro, alla palestra, agli sport extrascolastici dei figli), negli studi dei medici di famiglia si è registrato un aumento almeno del 20% dei pazienti colpiti dai virus influenzali rispetto alle settimane precedenti. Aumentano anche le complicanze legate all’influenza soprattutto quelle di tipo respiratorio e bronchiale con alcuni casi più gravi di polmonite nei soggetti più fragili come gli anziani. E così sale anche il numero di coloro che finiscono in Pronto Soccorso. Ma è possibile evitare che la situazione diventi critica, seguendo qualche consiglio utile a individuare velocemente sintomi. E’ bene capire come si trasmette, quali sono le complicanze e le terapie.


La terza causa di morte per patologia infettiva

Anche se viene sottovalutata e considerata un banale malanno di stagione, l’influenza può fare molti danni specie in alcuni soggetti a rischio tant’è vero che in Italia rappresenta la terza causa di morte per patologia infettiva dopo l’Aids e la tubercolosi. “In effetti – fa notare Fabrizio Pregliasco, virologo presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico di Osservatorio Influenza – in coincidenza con l’epidemia influenzale si registra un eccesso di mortalità di non poco conto: il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che ogni anno nell’Unione Europea siano in media circa 40.000 i decessi riconducibili all’influenza, il 90% dei quali si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni, specialmente tra gli anziani che abbiano anche delle malattie croniche di base”.

Le complicanze: bronchite e polmonite  

Ogni anno in media l’influenza colpisce circa 7-8 milioni di persone. La maggior parte guarisce entro una settimana senza richiedere cure mediche e nel soggetto sano l’influenza raramente dà luogo a complicazioni. Tuttavia, in alcuni casi possono verificarsi complicanze gravi o la morte nelle persone ad alto rischio, fra cui donne in gravidanza, bambini fra i 6 mesi e i 5 anni, anziani, pazienti con malattie croniche o sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario. “La complicanza più comune – spiega Pregliasco – è la sovrapposizione di un’infezione batterica a carico dell’apparato respiratorio che può portare a bronchite ed aggravarsi fino a sviluppare una polmonite virale primaria che può portare anche a morte. Quest’anno sono stati segnalati fino ad ora otto casi con due decessi. L’anno scorso si è arrivati a 180 casi”. Più della metà dei casi complicati si registrano nei soggetti di età superiore ai 65 anni.

La polmonite è un’infezione delle basse vie aeree con tosse, debolezza e febbre, che negli anziani però a volte manca perché la risposta immunitaria è più scarsa. Segni tipici negli over 65 sono perciò anche il calo di attenzione e il disorientamento, dovuti allo stato infiammatorio generale; il sintomo che più deve fare insospettire è tuttavia la tosse che non passa. Soprattutto nei bambini, poi, ci possono essere complicanze anche a carico dell’orecchio con otite e sinusite.


Le complicanze cardiache

Ma l’influenza può mettere a rischio anche il cuore con complicanze a carico dell’apparato cardiovascolare specie in caso di malattie preesistenti. “Esiste una ‘relazione pericolosa’ fra infezioni respiratorie ed eventi cardiovascolari”, spiega Pregliasco aggiungendo: “Si è visto che fino a un terzo degli attacchi di cuore si verifica dopo un’infezione respiratoria acuta. Ancor più interessante è il fatto che nelle prime due settimane dopo l’infezione il rischio di eventi coronarici aumenta di 2-3 volte e, anche se nelle settimane successive tende a diminuire, rimane significativamente più elevato fino a tre mesi dopo l’episodio infettivo”. A controprova del fatto che i due fenomeni sono strettamente legati c’è anche l’osservazione che il trattamento precoce dell’influenza nei pazienti che hanno già una malattia cardiovascolare riduce del 60% il rischio di un nuovo evento cardiovascolare nel mese successivo.

Come si trasmette

La trasmissione del virus dal malato ad altre persone avviene principalmente attraverso le minuscole goccioline emesse starnutendo, tossendo o anche semplicemente parlando. “Le goccioline – spiega Pregliasco – possono raggiungere le prime vie aeree o la bocca o essere inalate direttamente nei polmoni. Si ritiene che le particelle così veicolate possano contagiare fino a più di un metro e mezzo di distanza”. Oltre che in questo modo la trasmissione può avvenire per contatto con oggetti o superfici su cui sia presente il virus. In questo modo il virus può successivamente essere portato dalle mani alla bocca o al naso. “Il paziente con influenza – prosegue il virologo – è in grado di trasmettere il virus da un giorno prima della comparsa dei sintomi e per 5-7 giorni dallo sviluppo della malattia”. 

Capire se è davvero influenza

Starnuti, tosse e raffreddore sono tipici di questo periodo dell’anno ma non è detto che si tratti di vera influenza visto che girano anche oltre 250 virus responsabili di forme simil-influenzali che hanno sintomatologie diverse e che spesso vedono protagoniste le alte vie respiratorie (tosse raffreddore e mal di gola). Come capire quando abbiamo beccato proprio l’influenza? “Quando c’è febbre alta oltre i 38°, dolori osteoarticolari/muscolari insieme a tosse, raffreddore con naso che cola e mal di gola, allora si tratta di influenza vera e propria”, risponde Pregliasco. “Inoltre, si protrae, se non si manifestano complicanze, dai 5 ai 7 giorni. Anche la convalescenza o la ripresa dopo la fase acuta, richiede qualche giorno allontanando la ripresa delle normali attività quotidiane”.

Come curarsi

L‘influenza non si cura, ma si aspetta che faccia il suo corso cercando di alleviare i sintomi senza annullarli completamente. “Se azzeriamo del tutto la febbre facciamo il gioco del virus – avverte il virologo. L’aumento della temperatura corporea, infatti, è la risposta del nostro sistema immunitario all’attacco dei virus ed è un bene lasciargli fare il suo ‘lavoro’. Si può ricorrere a farmaci sintomatici che agiscono abbassando un po’ la temperatura corporea, alleviando il dolore e permettendo una respirazione libera da ostruzioni mentre i dolori muscolari e la febbre possono essere trattati con antinfiammatori e analgesici”.

No agli antibiotici

Uno degli errori più diffusi è quello di curare l’influenza auto-prescrivendosi degli antibiotici che non servono per combatterla e che anzi possono far danno: “Nella classica influenza gli antibiotici sono inutili e non vanno assolutamente impiegati”, chiarisce Pregliasco. Anzi, il loro uso può rivelarsi addirittura dannoso perchè possono provocare un’alterazione della flora batterica delle prime vie respiratorie. Gli antibiotici trovano invece indicazione nelle complicanze batteriche broncopolmonari. In realtà, da alcuni anni esistono anche dei farmaci antivirali specifici per il virus influenzale”.

 
Brodo e riposo

Che fare comunque se prendiamo l’influenza? Bisogna affrontarla senza fare gli eroi e restare a riposo. Inoltre, un bel piatto di brodo caldo è quello che ci vuole per sentirsi meglio a patto che sia di carne perché quello vegetale sembra non avere nessuna efficacia nel farci sentire meglio: “Alcune ricerche hanno evidenziato l’opportunità di assumere proteine per facilitare la ricostruzione delle cellule danneggiate dall’infezione. Il brodo di carne è in genere il modo migliore per nutrirsi in un momento in cui, a causa dell’infezione, si è inappetenti” suggerisce Pregliasco.

Ancora in tempo per vaccinarsi

Chi non lo ha ancora fatto, è ancora in tempo per vaccinarsi oppure è ormai troppo tardi? “In realtà, si può fare in qualsiasi momento perché la protezione arriva dopo 10 giorni ma comunque visto che il picco è atteso a fine mese e inizio febbraio è importante che i soggetti più a rischio, come anziani o malati cronici, si vaccinino e per farlo c’è ancora tempo fino alla fine di gennaio. L’influenza si protrarrà infatti per alcuni mesi e, dunque si è ancora in tempo per immunizzarsi e non incorrere in complicanze”. 

 
Il vaccino per proteggersi dalla polmonite

Oltre al vaccino contro l’influenza, gli anziani dovrebbero proteggersi anche dalle infezioni da pneumococco. In Italia si contano ogni anno oltre 9.000 morti a causa della polmonite, per il 96% tra gli over 65, quasi tre volte quelli dovuti a incidenti stradali e oltre 33 volte quelli causati dall’influenza. “La vaccinazione antipneumococcica è l’unico strumento di prevenzione per evitare l’infezione da pneumococco e lo sviluppo delle malattie e delle complicanze che può portare”, spiega Spinello Antinori, ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Milano. “Il vaccino contro l’influenza è un’opportunità per fare anche quella contro lo pneumococco che è valida per tutta la vita e che tra l’altro è gratuito in tutte le Regioni per chi ha più di 65 anni o ha una patologia cronica come ad esempio malattie polmonari, cardiovascolari o il diabete. Se si abbinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino anti-pneumococco si potrebbe ridurre il numero di decessi fino al 60 per cento”.