Eroe di Chernobyl, si uccide dopo avere guardato la miniserie

Nagashibay Zhusupov aveva rischiato la sua vita per contribuire alla pulizia nucleare. Sperava di avere diritto a un appartamento e a una pensione dignitosa, ma fu dimenticato dalle autorità

Si sarebbe ucciso per la delusione di essere stato dimenticato dalle autorità e dal Governo, quando invece lui aveva fatto tanto, aveva rischiato la vita per contribuire alla pulizia nucleare, dopo l’esplosione di Chernobyl del 1986. Nagashibay Zhusupov, kazako, 61 anni, si è gettato dal tetto di un edificio di cinque piani di Aktobe, in Kazakistan, dopo avere guardato, in televisione, la miniserie di Hbo sul disastro nucleare: quelle immagini lo avrebbero fatto piangere, gli avrebbero fatto rivivere tutta la rabbia che aveva cercato di reprimere negli anni.

È stata sua figlia Gaukhar, 25 anni, a raccontare i retroscena del suicidio del padre: «Mentre guardava la miniserie, papà ricordava con dolore tutti quei momenti che aveva vissuto». Sia lei che gli amici dell’uomo sono convinti che Nagashibay abbia deciso di farla finita per la frustrazione: aveva prestato servizio come liquidatore nel reattore numero quattro di Chernobyl e, in seguito, come operaio nel poligono sovietico di Semipalatinsk, dove venivano eseguiti i test nucleari. Dopo tanta dedizione, sperava di avere diritto, come molti altri veterani, a un appartamento decoroso e a una pensione dignitosa.Invece non successe: dopo dieci anni di attesa nella lista di chi aspettava un alloggio, scoprì che il suo nome era stato cancellato. Nagashibay Zhusupov fu costretto a trasferirsi, insieme alla moglie e ai loro cinque bambini, in un dormitorio in un ostello angusto.

Era distrutto e si sentiva «ingannato»: viveva in povertà, senza una vera casa. Eppure Bakitzhan Satov, presidente di un’organizzazione che rappresenta i liquidatori di Chernobyl, ricorda Zhusupov come uno dei primi ad intervenire sulla scena del reattore numero quattro: era stato elogiato e aveva ottenuto diversi riconoscimenti, ma solo formali, per il suo sacrificio. Il lavoro a Chernobyl aveva anche avuto pesanti ripercussioni sulla sua salute: Zhusupov era tormentato da frequenti mal di testa e improvvisi crolli, e trascorreva sempre più tempo in ospedale. La sua pensione, incluse le indennità di invalidità, non superava l’equivalente di 39 euro a settimana.

«Avevo fatto causa perché il suo nome rientrasse nella lista per ottenere un appartamento», continua Satov. L’ultima volta che l’ho visto, continuava a rammaricarsi per non averlo ancora ottenuto. Credo si sia ucciso per non essere riuscito a ottenere una casa adeguata, in preda alla disperazione».